mercoledì 23 dicembre 2015

Ricordando Samuel Beckett: "Aspettando l'autobus"




Samuel Beckett muore il 22 dicembre del 1989, lasciando in eredità opere di valore inestimabile, le quali, in ambito teatrale, generalmente vengono fatte rientrare nella categoria del "teatro dell'assurdo". La sua creazione più nota è forse Aspettando Godot, che di recente è stata trasposta in questa originale versione di strada, un cortometraggio che prova a ad iniettare le peculiarità e le paranoie del presente nel testo originale, ma mantenendo ed anzi esaltando la vocazione "assurda" dell'opera. 

Vladimiro ed Estragone, i protagonisti di "Godot", sono qui due vecchi amici, abbrutiti da una vita passata ai margini della Città. Si ritrovano così insieme, ad aspettare l'autobus presso una fermata posta in un paesaggio urbano squallido ed alienante. Nessuno dei due sa precisamente il perché, né dove quell'autobus li porterà; sanno solo che devono prenderlo e che il viaggio che intraprenderanno potrebbe salvargli la vita...

Aspettando l'autobus (2011) con Marcello De Falco, Alessandro Rufo, Marcello Urso, Alessandro Ferrazza | Sceneggiatura Jurij Nascimben, liberamente tratta da "Aspettando Godot" di Samuel Beckett | Operatore Alessandro Ferrazza | Regia Jurij Nascimben

lunedì 21 dicembre 2015

In ricordo di Trilussa: ER MAESTRO DE MUSICA E LA MOSCA

Un celebre Maestro
era rimasto nun se sa si quanti
giorni dell'anno co' la penna in mano
e la carta de musica davanti
per aspettà che je venisse l'estro:
ma, spreme spreme, nun j'usciva gnente.
Ècchete che un ber giorno
una Mosca zozzona e impertinente
agnede franca franca
sopra la carta bianca,
e je ce fece tanti punti neri
come quelli che spesso avrete visto
ne le vetrine de li pasticceri.
— Chi sà — disse er Maestro — che 'sta Mosca,
che m'ha messo 'sti segni, nun conosca
le note de la musica? Chissà
che lei, senza volello, m'abbia fatto
er pezzo der prim'atto?
Questo è un do, questo è un re, si, si, la, fa... —
E du' o tre vorte lo provò ar pianforte.
Er motivo era bello, e da quer giorno,
quanno la Mosca je volava intorno,
nu' je faceva sciò, nu' la cacciava:
anzi, er più de le vorte, se ciaveva
er zucchero o er candito, je lo dava
pe' fasse fa' più punti che poteva.
Ma una matina, invece
de falli su la carta, je li fece
sopra a certe camice innammidate
portate allora da la stiratrice.
Che vôi sentì er Maestro! Era un ossesso!
— Brutta porca che sei! Brutta vassalla!
Chi t'ha imparato a fa' 'ste zozzerie
su le camice mie? —
E je coreva appresso p'acchiappalla.
La Mosca allora j'arispose male;
dice: — Vojantri séte tutti eguale:
ammazza ammazza, tutti d'una razza.
Nun fate caso a certe puzzonate
finché ve fanno commodo, ma quanno
capite che ve possino fa' danno,
diventate puliti, diventate!...
Io, invece de chiamalla pulizzia,
la chiamerebbe con un antro nome... —
Però la Mosca nu' je disse come:
fece quattro puntini e scappò via.


Trilussa
(26/10/1871 - 21/12/1950)