venerdì 5 febbraio 2016

MACBETH: ambizione e potere in una nuova trasposizione cinematografica

Nel panorama di questi ultimi mesi di uscite cinematografiche (peraltro in molti casi decisamente convincenti) un posto di prim'ordine spetta sicuramente a MACBETH (di Justin Kurzel, prodotto nel 2015), cronologicamente l'ultimo adattamento cinematografico della celebre tragedia di William Shakespeare, che vide la luce nel primo decennio del '600.



A più di quattrocento anni di distanza le dinamiche e i personaggi partoriti dalla mente del grande drammaturgo inglese continuano a far presa sul mondo del 
cinema. Non si contano le versioni per il grande schermo delle opere del più celebre cittadino di Stratford-upon-Avon. In particolare Macbeth, a partire dai primi del '900, ha ispirato più di venti venti fra performance e adattamenti, sia per il cinema che per la TV. 

Ma perché tanto successo? 

Sicuramente le opere di Shakespeare sono particolarmente adatte per essere ripensate e riproposte in contesti molto diversi. Rappresentano infatti, da sempre, una inesauribile fonte di ispirazione per sceneggiatori ed autori, i quali in quelle righe riescono ad individuare costantemente elementi di attualità, proprio perché quelle pagine parlano della stessa condizione umana, di conflitti e passioni, in generale di storie in cui donne e uomini di ogni epoca possono facilmente rispecchiarsi. 

La semplicità è, probabilmente, il traguardo più difficile da raggiungere, in qualsiasi ambito artistico. Ecco perché le storie di Shakespeare, per apparire ancora oggi così naturali ed attuali, fanno affidamento su poderose impalcature drammaturgiche, su un formidabile studio psicologico e in un certo senso sociologico dei personaggi e delle ambientazioni, il quale consente di scavare sempre più e arrivando in profondità, fino ad isolare e a portare alla luce l'essenza di relazioni, pensieri, comportamenti.

La storia che Shakespeare ci racconta in Macbeth, da questo punto di vista, rappresenta una metafora perfetta del rapporto controverso fra uomo e potere; fra volontà ed ambizione; dei conflitti che popolano la mente di individui che si trovano a fare i conti con una trasformazione sostanziale della propria esistenza, a causa della volontà che conduce verso i vertici del dominio. A tutti i costi, anche se il prezzo da pagare è estremamente alto, anche se occorre lasciarsi dietro montagne di cadaveri, anche se si è condannati a fare i conti con fantasmi interiori che dilaniano l'anima.


È nel contesto bellico e politico della Scozia dell'anno Mille che muove i suoi passi Macbeth (intepretato da Michael Fassbender), generale ambizioso al servizio del Re Duncan (i cui panni sono vestiti da David Thewlis). Macbeth è circondato da valorosi amici, con i quali condivide le glorie e gli abbrutimenti della battaglia, ma è soprattutto affiancato dalla influente consorte, Lady Macbeth (Marillon Cotillard). Il protagonista, non appena gli si presenterà l'occasione, intraprenderà un sanguinoso e cruento cammino che lo porterà a scalare rapidamente la gerarchia nobiliare, fino ad essere incoronato Re. Tutto ciò non sarà indolore per il guerriero Macbeth, il quale si troverà ben presto condannato a fronteggiare, ma stavolta da solo, il più grande nemico nel quale si sia mai imbattuto: se stesso.

La storia che sta dietro al Macbeth di Shakespeare ha un fondamento 
storico, che il regista Justin Kurzel, nella sua versione per il grande schermo sembra non voler assolutamente ignorare. Soprattutto quando ci mostra un medioevo nord-europeo che si dipana lungo suggestivi paesaggi che sembrano ai confini del mondo (il film è stato girato fra Scozia ed Inghilterra), dove l'uomo è ancora un ospite della natura (più o meno gradito, s'intende) e non il contrario. Oppure quando realizza degli interni molto curati, che siano saloni dove si banchetta o chiese addobbate per l'incoronazione.



Fassbender è gigantesco e conferma la sua impressionante attitudine drammatica dopo performance come 12 anni schiavo Shame. Marillon Cotillard, a sua volta, incarna in modo molto convincente la persuasiva moglie del Re Macbeth. Inoltre, una "squadra" di validi attori non protagonisti circonda e supporta la coppia: fra tutti il navigato David Thewlis (Re Duncan), ma anche Sean Harris (Macduff) e Paddy Considine (Banquo). 

Il regista 
Kurzel dipinge magistralmente lo scenario della tragedia, con scene di guerra convincenti e richiami ben congegnati alle pieghe soprannaturali della storia (come l'importante intervento delle Tre Streghe). Il tutto esaltato da un'ottima fotografia e un montaggio veramente all'altezza. In definitiva parliamo di un film moderno che unisce la vocazione essenzialmente teatrale a tecniche registiche suggestive e al passo coi tempi.

Va da sè, che il modo migliore per apprezzare pellicole di questo genere è sicuramente quello di confrontarsi con la 
versione originale, grazie alla quale è possibile apprezzare non solo le performance di validi intepreti ma anche un inglese antico e interessantissimo, il quale ci riporta direttamente alle sonorità della tragedia così come Shakespeare l'ha concepita. Questo ci consente di evitare di fare i conti con adattamenti dei dialoghi e sovrapposizioni vocali non di rado discutibili.

Jurij Nascimben
(Licenza CreativeCommons

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