Nel
panorama di questi ultimi mesi di uscite cinematografiche (peraltro
in molti casi decisamente
convincenti)
un posto di prim'ordine spetta sicuramente a MACBETH (di Justin
Kurzel,
prodotto nel 2015), cronologicamente l'ultimo adattamento
cinematografico della celebre tragedia di William
Shakespeare,
che vide la luce nel primo decennio del '600.
A più di quattrocento anni di distanza le dinamiche e i personaggi partoriti dalla mente del grande drammaturgo inglese continuano a far presa sul mondo del cinema. Non si contano le versioni per il grande schermo delle opere del più celebre cittadino di Stratford-upon-Avon. In particolare Macbeth, a partire dai primi del '900, ha ispirato più di venti venti fra performance e adattamenti, sia per il cinema che per la TV.
Ma perché tanto successo?
Sicuramente
le opere di Shakespeare sono particolarmente adatte per essere
ripensate e riproposte in contesti molto
diversi.
Rappresentano infatti, da sempre, una inesauribile fonte di
ispirazione per sceneggiatori ed autori, i quali in quelle righe
riescono ad individuare costantemente elementi
di attualità, proprio perché quelle pagine parlano della
stessa condizione
umana,
di conflitti e passioni, in generale di storie in cui donne e uomini
di ogni epoca possono facilmente rispecchiarsi.
La semplicità è, probabilmente, il
traguardo più difficile da raggiungere, in qualsiasi ambito
artistico. Ecco perché le storie di Shakespeare, per apparire ancora
oggi così naturali ed attuali, fanno affidamento su poderose
impalcature drammaturgiche, su un formidabile studio psicologico
e in un certo senso sociologico dei personaggi e delle ambientazioni,
il quale consente di scavare sempre più e arrivando in profondità,
fino ad isolare e a portare alla luce l'essenza di relazioni,
pensieri, comportamenti.
La
storia che Shakespeare ci racconta in Macbeth, da questo punto
di vista, rappresenta una metafora
perfetta del
rapporto controverso fra uomo e potere; fra volontà ed ambizione;
dei conflitti che popolano la mente di individui che si trovano a
fare i conti con una trasformazione sostanziale della propria
esistenza, a causa della volontà che conduce verso i vertici del
dominio. A tutti i costi, anche se il prezzo da pagare è
estremamente alto, anche se occorre lasciarsi dietro montagne di
cadaveri, anche se si è condannati a fare i conti
con fantasmi interiori
che dilaniano l'anima.
È
nel contesto bellico e politico della Scozia dell'anno
Mille che muove i suoi passi Macbeth (intepretato da Michael
Fassbender),
generale ambizioso al servizio del Re Duncan (i cui panni sono
vestiti da David
Thewlis).
Macbeth è circondato da valorosi amici, con i quali condivide le
glorie e gli abbrutimenti della battaglia, ma è soprattutto
affiancato dalla influente consorte, Lady Macbeth (Marillon
Cotillard).
Il protagonista, non appena gli si presenterà l'occasione,
intraprenderà un sanguinoso e cruento cammino che lo porterà a
scalare rapidamente la gerarchia nobiliare,
fino ad essere incoronato Re. Tutto ciò non sarà indolore per il
guerriero Macbeth, il quale si troverà ben presto condannato a
fronteggiare, ma stavolta da solo, il più grande nemico nel quale si
sia mai imbattuto: se stesso.
La storia che sta dietro al Macbeth di Shakespeare ha un fondamento storico, che il regista Justin Kurzel, nella sua versione per il grande schermo sembra non voler assolutamente ignorare. Soprattutto quando ci mostra un medioevo nord-europeo che si dipana lungo suggestivi paesaggi che sembrano ai confini del mondo (il film è stato girato fra Scozia ed Inghilterra), dove l'uomo è ancora un ospite della natura (più o meno gradito, s'intende) e non il contrario. Oppure quando realizza degli interni molto curati, che siano saloni dove si banchetta o chiese addobbate per l'incoronazione.
Fassbender è
gigantesco e conferma la sua impressionante attitudine drammatica
dopo performance come 12 anni
schiavo o Shame. Marillon Cotillard,
a sua volta, incarna in modo molto convincente la persuasiva moglie
del Re Macbeth. Inoltre, una "squadra" di validi attori non
protagonisti circonda e supporta la coppia: fra tutti il navigato
David Thewlis (Re Duncan), ma anche Sean Harris (Macduff) e Paddy
Considine (Banquo).
Il regista Kurzel dipinge magistralmente lo scenario della tragedia, con scene di guerra convincenti e richiami ben congegnati alle pieghe soprannaturali della storia (come l'importante intervento delle Tre Streghe). Il tutto esaltato da un'ottima fotografia e un montaggio veramente all'altezza. In definitiva parliamo di un film moderno che unisce la vocazione essenzialmente teatrale a tecniche registiche suggestive e al passo coi tempi.
Va da sè, che il modo migliore per apprezzare pellicole di questo genere è sicuramente quello di confrontarsi con la versione originale, grazie alla quale è possibile apprezzare non solo le performance di validi intepreti ma anche un inglese antico e interessantissimo, il quale ci riporta direttamente alle sonorità della tragedia così come Shakespeare l'ha concepita. Questo ci consente di evitare di fare i conti con adattamenti dei dialoghi e sovrapposizioni vocali non di rado discutibili.
Jurij
Nascimben
(Licenza
CreativeCommons
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